venerdì 19 gennaio 2018

I prezzi delle case sembrano rappresentare il tallone d’Achille del mercato immobiliare italiano.





In un articolo pubblicato sul Financial Times viene evidenziata la caduta dei valori, sulla scia dei dati resi noti dall’Istat, in controtendenza all'aumento registrato nel resto d'Europa.

I mali del settore rappresenterebbero, inoltre, un freno alla ripresa del sistema bancario italiano, ancora in difficoltà.
Come sottolineato, in un Paese in cui oltre il 72% delle famiglie possiede una casa, la caduta dei prezzi  alimenta il malcontento economico.
Oltre l’80% degli italiani ritiene che la situazione economica sia negativa, secondo Eurobarometro.
 Inoltre, i mali del mercato immobiliare italiano rappresentano un freno al sistema bancario del Paese, che sta ancora lottando per riprendersi dalla crisi finanziaria.
Il Financial Times ha evidenziato che l’Italia è stato l’unico Paese nell’Ue in cui i prezzi delle case si sono contratti nel secondo trimestre dello scorso anno, secondo gli ultimi dati di Eurostat.

Al contrario, quasi i due terzi dei Paesi dell’Ue segnalano una crescita dei prezzi delle case di oltre il 5%. In termini reali, i prezzi reali delle case in Italia sono diminuiti costantemente dal 2007, colpendo il settore delle costruzioni, che si è quasi dimezzato rispetto ai livelli precedenti la crisi. Nel 2016 il 4,4% delle imprese di costruzione è andato in rovina, secondo i dati del Cerved.

Sul fronte dei prestiti legati alla proprietà immobiliare, i prestiti in sofferenza sono stati il doppio rispetto a quelli del settore manifatturiero. Nel complesso, il sistema bancario italiano sta migliorando, ma i prestiti legati alla proprietà fanno da freno. Lo smaltimento dei crediti immobiliari, inoltre, è stato più lento rispetto ad altri settori.

Secondo Luca Dondi, amministratore delegato di Nomisma, i proprietari di case sono stati riluttanti nel riconoscere la realtà dei prezzi più bassi, dando vita a una crescente scorta di alloggi invenduti che ha ritardato il rimbalzo.


In un circolo vizioso, anche le vendite di proprietà recuperate dalle banche stanno contribuendo alla prolungata contrazione dei prezzi delle abitazioni. 


EVOLUZIONE DEL PREZZO DELLE CASE IN EUROPA



I prezzi delle case sono cresciuti su base annua del 4,1% nell’Eurozona e del 4,6% all’interno dell’Unione europea nel terzo trimestre del 2017. A renderlo noto l’Eurostat. In controdenza sempre il nostro Paese, dove i prezzi continuano a scendere.
Nell’Eurozona su base trimestrale la crescita è stata pari all’1,7% e nell’Europa a 28 i prezzi delle case sono aumentati dell’1,7% rispetto al secondo trimestre del 2017.
Quotazioni immobiliari in crescita dunque, ma guardando la situazione dei singoli Paesi non passa inosservata l’Italia. Nel nostro Paese, infatti, i prezzi sono scesi dello 0,9%.

I maggiori aumenti

Tra i Paesi che hanno registrato un maggior aumento delle quotazioni immobiliari su base annua ci sono la Repubblica Ceca (+12,3%), l’Irlanda (+12%) e il Portogallo (+10,4%). Sul trimestre, i principali aumenti sono stati registrati in Irlanda (+5,7%), a Malta (+4,3%), e in Olanda (+3,7%),

I cali

A registrare cali, su base trimestrale, sono la Romania (-1,6%) e la Finlandia (-0,5%). L’Italia, come detto, ha fatto registrare un calo dello 0,9% su base annua e dello 0,5% su base trimestrale.

Il commento di Confedilizia

Il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, ha commentato su Twitter i dati diffusi dall’Eurostat scrivendo: “Puntuale, arriva dall’Eurostat il periodico comunicato sull’anomalia del mercato immobiliare italiano. I prezzi delle case (e cioè i risparmi delle persone) calano ancora nel nostro Paese e crescono nel resto d’Europa. Che cosa pensano di fare i partiti?”.
L’area euro è costituita da Belgio, Germania, Estonia, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Italia, Cipro, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Austria, Portogallo, Slovenia, Slovacchia e Finlandia.

L’Unione europea include Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Estonia, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Italia, Cipro, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Ungheria, Malta, Paesi Bassi, Austria, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Slovacchia, Finlandia, Svezia e Regno Unito.

Legge di Bilancio 2018, cedolare secca.

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Legge di Bilancio 2018, cedolare secca al 10%

Nella legge di Stabilità 2018 è contenuta la proroga anche per il biennio 2018-2019 della cedolare secca al 10% per gli affitti a canone concordato
 Alle locazioni di mercato si applica invece l'aliquota standard del 21%.
La cedolare ridotta si applica, secondo quanto chiarito dall'Agenzia delle entrate ai "contratti di locazione che, oltre a essere riferiti a unità immobiliari ubicate nei comuni con carenze di disponibilità abitative (Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino e Venezia, nonché i comuni confinanti con gli stessi e gli altri comuni capoluogo di provincia) e negli altri comuni ad alta tensione abitativa individuati dal Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe), siano stipulati a canone concordato sulla base di appositi accordi tra le organizzazioni della proprietà edilizia e degli inquilini (articolo 9, comma 1, Dl 47/2014)".
Il contratto "concordato" è caratterizzato da un canone calmierato, a differenza del canone libero che dipende dai prezzi di mercato. 
Tale tipologia può essere utilizzata per i contratti a uso abitativo, a uso transitorio e per gli studenti universitari
Riguarda le abitazioni di proprietà dei privati concesse in locazione a privati, studenti e cooperative/enti senza scopi di lucro.
Nel contratto di locazione a canone concordato il canone non può superare un tetto massimo stabilito da accordi territoriali tra le principali organizzazioni dei proprietari e degli inquilini. 
La durata del contratto di locazione a canone concordato può essere di 3 anni + 2 di rinnovo (o 3) per le abitazioni; di 6 mesi fino a 3 anni per gli studenti universitari; di 1 mese fino a 18 mesi per i contratti transitori.

Opzione cedolare secca per l'affitto di un appartamento condominiale?

L'opzione della cedolare secca si può applicare anche al contratto di affitto di un appartamento di proprietà condominale? 
Come chiarisce il Fisco, l'opzione per la cedolare secca non è ammessa per i redditi derivanti dalla locazione di immobile a uso abitativo oggetto di proprietà condominiale. 
Questo considerando le particolari regole che sovrintendono alla gestione delle parti comuni e alla circostanza che i contratti sono usualmente stipulati e registrati dall'amministrazione utilizzando il codice fiscale del condominio.